Quindici ore di viaggio e un rocambolesco trasbordo dall’aeroporto all’hotel non ci fermano: usciamo a piedi e iniziamo ad assaporare la città di Santiago che non è particolarmente bella o particolarmente affascinante ma che comunque ci conquista. Strade larghe e scorrevoli intersecano ampie zone pedonali dove la gente cammina di gran fretta, si ferma a guardare le vetrine dei negozi, beve un succo d’arancia, di pompelmo o di melograno preparato per strada spremendo direttamente i frutti con una rudimentale macchinetta. Chiaramente io l’ho bevuto ed è veramente fantastico. Mi meraviglio di quanta gente ci sia per strada, eppure è giovedì e non c’è nessuna festività, mi meraviglio di quanta gente ci sia nelle varie chiese a sentire la messa, eppure non è che un giorno feriale qualsiasi. Da quello che vedo per strada mi accorgo che, a parte la zona dei mercati, dove le strade non sono pulitissime, il resto della città è pulito. Purtroppo ci sono bivacchi in tanti posti, ci sono tanti che vendono barrette di cioccolata per terra, ci sono molti lustrascarpe e anche il nostro hotel ospita davanti a una delle sue finestre, un barbone che rimane lì per tutta la notte, lo troviamo ancora a dormire la mattina alle 9,00 per poi vederlo sparire fino a sera. Probabilmente la ricchezza non è ugualmente distribuita almeno a vedere la percentuale di macchine e moto di rango e le tante persone che non indossano neanche una giacca per ripararsi dal freddo. Durante il nostro peregrinare abbiamo potuto ammirare la facciata della Biblioteca Nacional le cui colonne sono interamente tappezzate da 2700 salvagenti in ricordo dei migranti del Mediterraneo. Questo inusuale elemento architettonico serve a ricordare le civiltà greche e romane e la condizione attuale della gente costretta a fuggire da paesi che un tempo erano culla di civiltà in quella che rappresenta la più profonda crisi umana attuale. Una frase, infatti ricorda che la libertà non è una “condizione assoluta” ma il risultato della resistenza. Al mercato del pesce vengo spiazzata dalla vista di crostacei e mitili enormi, da pesci dalle misure gigantesche, da vongole dieci volte più grandi delle nostre. E’ il tripudio dell’enorme e ci sediamo ad uno dei tavoli del mercato centrale per assaggiare qualcuna di queste meraviglie. Mi giro e vedo su una vetrina del ristorante il nostro simbolo Cocoontheroad e un cameriere che mi sorride ammiccante: mentre ero indaffarata a selezionare tutti i crostacei più appetitosi, Coco aveva già colpito.
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