Finalmente Perù

Entrare in Perù è stata una festa: una festa di sorrisi, di domande, di esclamazioni stupite nel sapere che arrivavamo dall’Italia. Arequipa è stata la nostra prima scoperta, con le sue strade interrotte, i cartelli inesistenti, le deviazioni più impensabili fino al nostro albergo, accolte dal sorriso di Maria e Ana e infine con la scoperta del centro storico, patrimonio dell’Unesco. In due giorni abbiamo conosciuto il vero animo dei peruviani: un peruviano solo non fa testo, in due è già festa, in tre si balla e si suona. La sera si mangia in strada, con lunghe tavolate imbandite sul marciapiede, enormi padelle dove si friggono i cascami, griglie dove si arrostiscono cuore e fegato di pollo, di vitello o di alpaca e si servono i charillos. La gente si siede a queste tavole a mangiare e a bere, persone di tutte le età che condividono un pasto, e che mangiano con poca spesa. Non sono ricchi questi peruviani ma sono sempre allegri in strada come al mercato, mai insistenti e mai assillanti anche quando ti devono chiedere la “propina”, la mancia, per una fotografia con il costume tradizionale. Non vi dico cosa si prova ad andare al mercato e aggirarsi fra mercanzie di mille colori e, ancor di più, inoltrarsi nei mercati all’aperto che ci sono all’uscita di Arequipa dove donne nel costume tradizionale, comprano o vendono cariche dei loro fardelli in cui trovi di tutto. Un universo caotico, una povertà orgogliosa, volti sempre sorridenti e cordiali, miriadi di persone che non sono mai massa, uno diverso dall’altro tutti partecipi di una umanità gioiosa.

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